Scenderà l’IVA sul pellet

AIEL – Associazione Italiana Energie Agroforestali, ha reso noto che il Governo, a seguito di una proposta partita proprio dall’Associazione, proporrà un emendamento alla Legge di Bilancio per ridurre l’IVA sul pellet dal 22% al 10% per tutto il 2023. L’emendamento, che molto probabilmente andrà a buon fine, essendo firmato dai Presidenti dei Gruppi di maggioranza alla Camera, ricalca la proposta redatta da AIEL sia come espressione delle istanze degli operatori del settore, ma anche come strumento in favore di oltre due milioni di famiglie che si trovano oggi in seria difficoltà a causa dell’elevato aumento dei prezzi del pellet.

Ovviamente AIEL plaude all’iniziativa, sottolineando il ruolo delle biomasse sia per la diversificazione e la sicurezza energetica del Paese, sia per garantire il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Unione europea. Le bioenergie potrebbero infatti arrivare a coprire fino al 68% dell’energia da rinnovabili nel settore termico e fino al 37% dei consumi termici finali lordi al 2030.

Se questa da molti punti di vista è indubbiamente una buona notizia, bisogna però anche sottolineare che la misura non risolverà alla radice una problematica che è strutturale. Buona parte del pellet consumato in Italia è infatti attualmente importato dall’estero e questa situazione ha sicuramente determinato buona parte dell’aumento incontrollato dei prezzi. Basti pensare che oggi i principali fornitori di pellet per l’Italia sono la Slovacchia, la Repubblica Ceca, l’Austria e la Croazia, ma questo pellet è derivato da scarti di lavorazione del legno provenienti dalla Russia, dall’Ucraina e dalla Bielorussia.

Come ha sottolineato Matteo Favero di AIEL in un recente articolo su RiEnergia, per una soluzione a lungo termine sarebbe importante promuovere e sostenere lo sviluppo di filiere di produzione nazionale per ridurre la dipendenza dalle importazioni che espongono il mercato italiano alle fluttuazioni e alle dinamiche internazionali. Occorrerebbe quindi stimolare una selvicoltura attiva e favorire lo sviluppo dell’industria di prima lavorazione del legno, i cui scarti di produzione possono essere ulteriormente valorizzati trasformandoli in biocombustibili legnosi come cippato, legna da ardere e, ovviamente, pellet.

Per approfondire:

L’articolo di Matteo Favero sull’aumento del prezzo del pellet

AIEL – Associazione Italiana Energie Agroforestali, ha reso noto che il Governo, a seguito di una proposta partita proprio dall’Associazione, proporrà un emendamento alla Legge di Bilancio per ridurre l’IVA sul pellet dal 22% al 10% per tutto il 2023. L’emendamento, che molto probabilmente andrà a buon fine, essendo firmato dai Presidenti dei Gruppi di maggioranza alla Camera, ricalca la proposta redatta da AIEL sia come espressione delle istanze degli operatori del settore, ma anche come strumento in favore di oltre due milioni di famiglie che si trovano oggi in seria difficoltà a causa dell’elevato aumento dei prezzi del pellet.
Ovviamente AIEL plaude all’iniziativa, sottolineando il ruolo delle biomasse sia per la diversificazione e la sicurezza energetica del Paese, sia per garantire il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Unione europea. Le bioenergie potrebbero infatti arrivare a coprire fino al 68% dell’energia da rinnovabili nel settore termico e fino al 37% dei consumi termici finali lordi al 2030.
Se questa da molti punti di vista è indubbiamente una buona notizia, bisogna però anche sottolineare che la misura non risolverà alla radice una problematica che è strutturale. Buona parte del pellet consumato in Italia è infatti attualmente importato dall’estero e questa situazione ha sicuramente determinato buona parte dell’aumento incontrollato dei prezzi. Basti pensare che oggi i principali fornitori di pellet per l’Italia sono la Slovacchia, la Repubblica Ceca, l’Austria e la Croazia, ma questo pellet è derivato da scarti di lavorazione del legno provenienti dalla Russia, dall’Ucraina e dalla Bielorussia.
Come ha sottolineato Matteo Favero di AIEL in un recente articolo su RiEnergia, per una soluzione a lungo termine sarebbe importante promuovere e sostenere lo sviluppo di filiere di produzione nazionale per ridurre la dipendenza dalle importazioni che espongono il mercato italiano alle fluttuazioni e alle dinamiche internazionali. Occorrerebbe quindi stimolare una selvicoltura attiva e favorire lo sviluppo dell’industria di prima lavorazione del legno, i cui scarti di produzione possono essere ulteriormente valorizzati trasformandoli in biocombustibili legnosi come cippato, legna da ardere e, ovviamente, pellet.
Per approfondire:
L’articolo di Matteo Favero sull’aumento del prezzo del pellet